Le mascherine sono una misura di protezione essenziale per contrastare la diffusione del nuovo coronavirus. Tanto che alcuni studi mostrano che indossarle può evitare moltissimi decessi e abbassare anche in maniera rilevante il rischio di morte per Covid-19. Ma sappiamo bene che non tutte sono uguali e che solo se applicate in maniera corretta sono in grado di proteggerci al meglio. Quali mascherine sono più efficaci? Ecco una revisione di ciò che sappiamo e la classifica della loro capacità nel difenderci da Sars-Cov-2.
Le mascherine più filtranti in assoluto
Le mascherine N95 ffp2 sono in assoluto le più filtranti e sono indicate per gli operatori sanitari a contatto con persone con l’infezione Covid-19 o con il sospetto di Covid-19. Le ffp2 riescono a bloccare almeno il 94% delle particelle sospese nell’aria, inclusi diversi patogeni e il coronavirus. Se indossate correttamente, sigillano naso e bocca in modo che pochissime particelle possano penetrare. Inoltre possiedono delle fibre aggrovigliate che filtrano i patogeni veicolati dall’aria. Subito dopo ci sono anche le Ffp1 che forniscono una copertura dell’80%. Tuttavia soprattutto le Ffp2 potrebbero non essere la scelta ideale con il caldo e inoltre, come spiega un gruppo di scienziati di Stanford, riducono l’ossigeno dal 5 al 20% e potrebbero non essere indicate per tutti.
Le mascherine chirurgiche
Nella classifica ci sono poi le mascherine chirurgiche, meno filtranti ma comunque piuttosto efficaci se usate correttamente, raccomandate anche agli operatori sanitari che trattano pazienti sospetti o con Covid-19 qualora non siano disponibili le Ffp3 o le Ffp2. Le mascherine chirurgiche sono composte da 3 o più strati di materiale poroso, in tessuto non tessuto, e riescono a filtrare sia le più grandi droplet, le goccioline di saliva di dimensioni maggiori di 5 micrometri trasmesse quando si tossisce o si parla, sia le più piccolissime particelle sospese nell’aria sotto forma di aerosol, minori di cinque micrometri (anche se l’impatto della trasmissione via aerosol è ancora discusso). Secondo uno studio inglese del 2015, le mascherine chirurgiche risultano molto più efficaci nel filtrare alcuni virus rispetto alle mascherine in stoffa a due strati.
Le mascherine fatte in casa: quanti strati?
Insomma le chirurgiche sono molto meglio di quelle in stoffa fatte in casa o acquistate a due strati (ad esempio di cotone). Ma se gli strati aumentano la protezione potrebbe essere maggiore e le mascherine di stoffa potrebbero non essere più ultime in classifica. Ad esempio un recente studio ha mostrato che combinando materiali diversi, in particolare cotone e chiffon e utilizzando almeno 3 strati (uno di cotone e due di poliester-spandex chiffon) si potrebbe arrivare bloccare l’80% delle particelle di meno di 300 nanometri (come una Ffp1) e fino al 99% delle particelle virali di più di 300 nanometri, raggiungendo per queste particelle più grandi, se le mascherine sono correttamente indossate, le performance di una mascherina N95 o Ffp2.
Non è un caso che l’Organizzazione mondiale della sanità raccomandi l’uso di mascherine non mediche composte da tre strati: quello interno assorbente, quello intermedio che agisce come filtro e quello esterno non assorbente fatto di materiale come poliestere. Anche l’Istituto superiore di sanità spiega che le mascherine auto-prodotte aiutano a contrastare la diffusione del nuovo coronavirus se indossate e utilizzate correttamente e in modo costante. Le mascherine devono essere composte da più strati (meglio 3 di 2, appunto) e adattarsi bene al viso, essere lavate ad ogni uso a 60° in lavatrice. E bisogna prestare attenzione quando le si tolgono a non toccare contemporaneamente occhi, naso o bocca.
Quanto ci aiuta indossare la mascherina
Uno studio statistico su Infectious Disease Modelling ha mostrato che nello stato di New York indossare regolarmente la mascherina potrebbe prevenire dal 17 al 45% delle morti nei due mesi successivi all’osservazione. Se l’80% delle persone indossano la mascherina, la mortalità può calare dal 2-9% a New York e ben dal 24 al 65% nello stato di Washington, dove la diffusione è molto meno intensa. Anche un altro studio statunitense, sempre statistico, ancora non peer reviewed ma disponibile in preprint, rivela che nei paesi in cui la mascherina è raccomandata il rischio di morte individuale durante l’epidemia è del 7% contro il 55% degli stati in cui non c’è l’indicazione all’uso. Numeri rilevanti che ricordano l’importanza di indossare la mascherina soprattutto quando non è possibile mantenere la distanza di almeno un metro.
Fonte: Wired.it